Maschere bianche
sopra le onde grosse,
il vento infuria.
«Non c’è nessuno a bordo che mi ami?»,
domanda il viaggiatore.
Il suo corpo
sa di dover morire.
Vuole stringere
altri corpi, anticorpo alla paura
di salutare e via,
verso l’ignoto.
La ciurma è indaffarata:
nessuno sembra
accorgersi di lui, del suo spavento,
di quella voce rotta
dalla certezza
dell’inevitabile.
[Mario Badino, 17 ottobre 2012]
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