Ripropongo un testo composto per la seconda edizione della serata musicale «Una canzone per Fabrizio» tenutasi a Cogne, presso la Maison Grivola, il 12 settembre 2008, e letta con accompagnamento al pianoforte di Davide Benetti.
La Transiberiana
La Transiberiana
Mosca-Vladivostok
9 mila 288 chilometri
7 fusi orari
Quasi 100 fermate
Tempo medio di percorrenza: il tempo d’arrivare.
Luglio 1916.
È d’obbligo conversare
per vincere la noia dell’attesa,
mentre di giorno in giorno
il treno corre sui binari neri,
e noi restiamo soli:
protocollo, bottiglia e finestrino.
Ma il paesaggio ti incanta,
e quando cade il sole,
quando la notte viene con il sonno
a duellare con l’abito elegante,
sediamo nella luce tremolante
della carrozza centrale.
Nella penombra di broccati e fumo
c’intratteniamo con l’orchestra
di bordo, itinerante,
dei Musici cosacchi della Steppa.
È bravo il violinista,
suona bene; ma tutta l’attenzione
è per Boris: la destra che tintinna
sopra il piano e l’altra mano
s’impadronisce delle note basse:
è classe, è arte, è maestria.
E intanto, con un occhio alla campagna
là, oltre il finestrino,
si ciarla nella bruma della vodka,
si beve un altro sorso di sciampagna.
Mattino.
Fuori dal treno la steppa gualcita
ancora dorme, immensa;
l’erba si muove appena
sotto la mano leggera del vento.
Finché non esce il sole,
a rompere il silenzio della notte.
Binari in terra, poggiati, pesanti,
da questi ciuffi fino all’orizzonte;
discendo dalla piazza
mentre di fronte a me si staglia nera
la roccia con la croce
e lento me ne torno verso casa,
attraversando i prati di Sant’Orso.
Un lungo fischio e il treno sferragliante
che mi sorpassa lento.
[Mario Badino]