Legacci

Sembra che scorra in altro modo il tempo
sotto quelle lenzuola,
in una stanza che sa un po’ d’albergo
ma che non è d’albergo:
sembra che sia più lento,
e le parole mancano ad entrambi.

Finché hai accettato d’essere distratta
dai miei racconti sempre uguali, sciatti,
finché ci siamo illusi,
facendo affidamento sull’affetto,
finché c’è stato modo
di fare quattro passi,
di bere il tè davanti a un telefilm,
nulla sembrava perso.

Hai perso il tempo degli ultimi giorni
a sciogliere i legacci della vita,
le palpebre pesanti
senza voler dormire,
tutta la tua attenzione per le cose
inutili, minute,
come la spina nella presa a muro.

Un lancinante gioco del silenzio
è stata la tua forma di commiato.

[Mario Badino, 14 dicembre 2012 – settima]

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