La religione del Mercato

Disse «Ti nutrirai di ciò che cade
dalla mensa del ricco»:
avanzi, scatolette, sottomarche,
la vita regolata
dalle esigenze del Mercato, nume
che aleggia sugli schermi,
Padre nostro degli scaffali, Figlio
di lobby di potere,
Spirito di prodotti in promozione,
pubblicità del vano,
oppio somministrato con ricetta
dentro i laboratori
per rendere più docile il pensiero.
Lo schermo canta e ammicca
e si vorrebbe presenziare al rito,
esercitare il voto
con l’esse-emme-esse elettorale,
prendere posto in sala.
Il conduttore invita a stare uniti:
non c’è nessun conflitto
sulle poltrone gonfie e colorate
tra l’operaio a spasso
e l’amministratore delegato
che lo sostituisce
con corpi che rinunciano ai diritti.
Ci si ritrova stretti
dal tifo per gli stessi concorrenti,
in casa o in parlamento,
come in televisione così in terra.

Dice «Ti nutrirai di ciò che cade
dalla mensa del ricco»:
scoppia la zuffa ai piedi della mensa,
ci si strattona e spinge
per un osso di pollo già spolpato,
per un pezzo di pane,
lo sguardo volto ai commensali, grato
per il pietoso dono.

[Mario Badino, notte tra il 29 e il 30 aprile 2013]

A una coincidenza non avevo fatto caso: oggi ad Aosta è veramente giorno di mercato.

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