E ci fu dato il suolo

Su gentile richiesta, pubblico una poesia vecchia, in attesa del prossimo inedito. Il testo che segue risale forse all’estate del 2005.

Forse.

E ci fu dato il suolo

Chissà se il cielo corteggiò la terra
o viceversa; chi possedette chi,
quanto durò il loro dolce amplesso:
se mai cessò, giacché non è ben chiaro
dove finisca l’una, dove l’altro
cominci. Ma molti furono i frutti
di questo amore: i monti, le foreste,
i mari, i giacimenti di cobalto,
vitali per i nostri cellulari,
i fiumi gonfi d’acque, le zanzare,
gli elefanti, i monsoni, gli uragani,
qualunque cosa muova sulla terra
e sotto il cielo. Secondo i testi sacri
ultimo fu l’uomo.

Così nascemmo
e ci fu dato il suolo da calcare,
perché le piante avessero sostegno;
piante dei piedi, mobili radici.
Prendemmo il largo sulla superficie
eroici, avventurieri, maledetti,
predoni sulla terra e sotto il cielo.
Unendo senza sosta il nostro fianco
ad altri fianchi, voluttuosamente,
li fecondammo e ci moltiplicammo:
giungemmo a lidi sconosciuti e aperti,
varcammo i mari popolando terre.
Portammo assalto a Ilio, la bruciammo,
tornammo a casa a prezzo di disgrazie
sopra disgrazie e poi ci rallegrammo,
poi ch’avevamo posto sulla carta
le leggi ed il diritto delle genti.

In base a queste leggi regolammo
la convivenza e il vivere civile,
ma l’animo nostro non regolammo,
tirato al tempo stesso da più parti:
così ci concedemmo una bottiglia,
sperando di sopire quell’afflato
che ci spingeva a non accontentarci
dei piccoli piaceri quotidiani.
Però non fu possibile: la terra
ci aveva corredati di speranze,
di ritmi, danza e spirito d’amore,
smodato desiderio di possesso,
inclinazione per la nostalgia
e le telenovele. Per questo il nostro
animo straziato non trova pace
e cerca scuse per rompere i trattati,
licenziare gli amori e ritrovarci
soli, coi pantaloni sporchi, come
amatori autarchici. Per questo abbiamo
i santi, gli eroi, i presentatori
televisivi; nel bene e nel male
figure eccezionali. Tuttavia
non a questo eravamo destinati,
ma a camminare sulla nuda terra,
calcando con i piedi nostra madre,
e nomadi affrontare le pianure,
gli spiriti dei boschi e le montagne:
avremmo avuto più tempo per noi
e un po’ meno paura della morte.

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