Fatica

Pesti i tasti a fatica,
è notte: dovresti accettare il sonno
come un benefattore:
tutti gli affanni spolverati via.
Da bambino chiedevi
a tua madre il conforto d’un racconto;
da adulto cincischi,
scribacchi, controlli d’aver chiuso il gas,
cerchi l’ultima e-mail
nella casella di posta, l’ultima
notifica su Facebook.
Non hai dimenticato mai l’angoscia
del perdere coscienza,
dell’essere d’un tratto addormentati
per ritrovarsi svegli,
il mattino, come se nulla fosse
capitato. È notte,
pesto i tasti a fatica, tra poco andrò.
Che chiederò in conforto?

Domani viene presto.

[Mario Badino, 6 ottobre 2012]

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Fucilazione

Il mattino dopo
(fucilazione)

Rossa la brina dell’alba
sull’erba spettinata;
quattro rubini tondicci
sopra la pietra del muro.

L’aria ha l’odore dei campi.

[Mario Badino]

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La Transiberiana

Ripropongo un testo composto per la seconda edizione della serata musicale «Una canzone per Fabrizio» tenutasi a Cogne, presso la Maison Grivola, il 12 settembre 2008, e letta con accompagnamento al pianoforte di Davide Benetti.

La Transiberiana

La Transiberiana
Mosca-Vladivostok
9 mila 288 chilometri
7 fusi orari
Quasi 100 fermate
Tempo medio di percorrenza: il tempo d’arrivare.

Luglio 1916.

È d’obbligo conversare
per vincere la noia dell’attesa,
mentre di giorno in giorno
il treno corre sui binari neri,
e noi restiamo soli:
protocollo, bottiglia e finestrino.

Ma il paesaggio ti incanta,
e quando cade il sole,
quando la notte viene con il sonno
a duellare con l’abito elegante,
sediamo nella luce tremolante
della carrozza centrale.
Nella penombra di broccati e fumo
c’intratteniamo con l’orchestra
di bordo, itinerante,
dei Musici cosacchi della Steppa.

È bravo il violinista,
suona bene; ma tutta l’attenzione
è per Boris: la destra che tintinna
sopra il piano e l’altra mano
s’impadronisce delle note basse:
è classe, è arte, è maestria.
E intanto, con un occhio alla campagna
là, oltre il finestrino,
si ciarla nella bruma della vodka,
si beve un altro sorso di sciampagna.

Mattino.
Fuori dal treno la steppa gualcita
ancora dorme, immensa;
l’erba si muove appena
sotto la mano leggera del vento.
Finché non esce il sole,
a rompere il silenzio della notte.

Binari in terra, poggiati, pesanti,
da questi ciuffi fino all’orizzonte;
discendo dalla piazza
mentre di fronte a me si staglia nera
la roccia con la croce
e lento me ne torno verso casa,
attraversando i prati di Sant’Orso.

Un lungo fischio e il treno sferragliante
che mi sorpassa lento.

[Mario Badino]

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Piccolo squarcio d’estate


In attesa di dare a queste pagine una loro fisionomia, sto pubblicando testi che considero seri, o anche impegnati, insieme ad altri più leggeri, come è il caso dei due che trovate di seguito, piccolo ricordo dell’estate 2012 e dell’afa ora che l’autunno, almeno dalle mie parti, è ufficialmente arrivato.

Prendeteli come scherzi, nulla più, il secondo un po’ più sperimentale.

Incubo

Quando il sole del primo pomeriggio
si muta in cappa di piombo,
le forze, risucchiate, se ne vanno,
abbandonano il corpo
come se il sangue in parte evaporasse.
Non dar la colpa a caldo e digestione:
è l’Incubo che beve, che si nutre,
pigro vampiro attivo il dopopranzo,
e a chi, colpito, dorme
dona il conforto della spossatezza.

[Mario Badino]

Zanzare

Io
sono
all’erta.
Me ne sto qui
come un soldato;
qui, di sentinella.
Zanzare, dove siete?
Vi ho viste prima volare,
nascondersi è inutile, dico!
Vi troverò e, se vi trovo, chissà
quali supplizi saprò riservarvi.
Tutto m’infastidisce di voi:
il vostro sibilo stressante,
il vostro volo sbilenco
che rende arduo colpirvi,
anche il mimetismo
che vi nasconde
alla mia ira.
Ma attente:
vinco
io.

[Mario Badino]

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Colonna

Premetto che faccio parte del Comitato “spontaneo” per la difesa del Bacino minerario di Cogne e della Ferrovia del Drinc. Credo infatti sia importante conservare le tracce della propria storia recente, che è storia di esseri umani e di un’intera comunità. Sulla miniera avevo già scritto alcuni versi a commento di un fotomontaggio di Paolo Rey, opera pubblicata dal settimanale «Gazzetta Matin» e poi su cuorediferrovalledaosta, il sito del Comitato.

Oggi, su cuorediferrovalledaosta, è uscita un’altra mia poesia, intitolata «Colonna». Senz’altra introduzione, la ripubblico qui sotto.

Colonna

Col passo lento di chi sale in vetta,
calarsi dentro al monte
– corpi alle prese con la roccia scura
d’umidità profonda;
estrarre il minerale
dall’intrico di gallerie nascoste,
ma tanto quotidiane,
per trasportarlo a valle, agli altoforni,
pesante di lavoro.
Fregare la fatica, anche,
i ritmi regolati da caserma,
la compagnia forzata
come l’isolamento,
il bisogno di scendere in paese.
Un po’ come alla naia:
si pensa al mondo che t’aspetta fuori,
mille metri più in basso,
ma circondato dalle stesse cime.

[Mario Badino]

>>> PS: Per chi fosse interessato, fino al 31 ottobre è possibile firmare per nominare la ferrovia del Drinc e la miniera di Cogne «Luogo del Cuore 2012» del FAI (Fondo Ambiente Italiano). Potete farlo QUI.

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Amore e Psiche

La notizia è che sto lavorando a testi nuovi. Naturalmente questa sarebbe una notizia anche per il grande pubblico:

1) se avessi un grande pubblico a cui comunicarla;

2) se a tale pubblico fosse nota la mia pigrizia.

In ogni caso, sto lavorando a testi nuovi. Nel frattempo, pubblico il primo componimento di una trilogia d’amore che ho scritto tempo addietro, prendendo spunto dal mito, in questo caso la storia di Amore e Psiche.

Siccome della trilogia ho scritto solo i primi due testi, si tratta anche di uno sprone – a me necessario – a completare l’opera.

Amore e Psiche

Mentre tu dormi, Amore mio, sfinito
dal tuo stesso vigore, dalle risa,
dalle fatiche del tenero amplesso,
per gioco ti percorro con le mani,
sfiorando con il tocco le tue membra,
i tuoi muscoli forti. Tu riposi;
come vorrei capirti, finalmente!
Me lo proibisci: «Psiche, mio tesoro,
non voglio fare luce su me stesso;
ho già sofferto ed ecco le ferite».
E ben più d’una volta mi guidasti
in cerca delle piaghe del costato.
Me infelice! Rispetterò il comando
o cederò alla voglia di vederti?
Ma ecco, più non posso trattenermi:
l’interruttore tenta la mia mano
e accendo l’abat-jour accanto al letto.
Allora tu m’appari, Amore mio,
bello da farmi male dentro al petto,
così che sole le mie carni vanno
all’incontro di te, della tua pelle,
ch’inebria come ambrosia le mie nari.
Al tatto del mio corpo vedo aprirsi
con tremulo sorriso le tue labbra,
ma subito t’accorgi della luce
e con un grido, nudo, t’allontani.

«Psiche, che hai fatto, Psiche maledetta?
Amore è perso e sanguina nel cuore!»

Già tutta sola languo nel mio letto,
inutile ed orribile a me stessa,
e con le unghie il seno mi maltratto.
Mi levo, cado in terra, mi tormento,
ma quando l’alba giunge coi suoi raggi
infilo un camicione e sono fuori,
alla ricerca del perduto Amore.
Perlustro piazze e vicoli e cancelli,
infine lo raggiungo alla fermata
del tram, dove seduto su una panca
attende, sguardo vacuo, un po’ ubriaco,
la prima corsa del nuovo mattino.

«Adesso che mi hai visto, dolce Psiche,
ti verrò a noia, come accade a tanti?».
«Non credo», gli rispondo intenerita,
e sopra il petto mio adagia il capo.

[Mario Badino]

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Catena di smontaggio

L’ho già pubblicata altrove, la ripubblico qui.

Catena di smontaggio

Credevamo che fossero conquiste
per sempre; basi da cui partire
per ottenere altri diritti;
che il progresso e la civiltà
marciassero appaiati.

Un pezzo alla volta, le garanzie
sono state smontate
per trasformarci in corpi da fatica:
alle nostre giornate
è stato tolto il luccichio del sogno.

Ora, mentre t’affanni
per dimostrare d’essere padrone
della tua vita, fischia
come si fa col cane – il tuo padrone
vero: comincia il turno
straordinario, che sottrae al riposo,
ad affetti e interessi,
al semplice cazzeggio tempo umano.

[Mario Badino]

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Le mie poesie


Qualcuno
mi conosce per il mio blog politico. Altri per il mio lavoro di insegnante. Altri ancora, più logicamente, non mi conoscono affatto. In questo spazio mi spaccio per poeta.

Zia Poe è il luogo in cui raccolgo le mie poesie. Dopo mesi di oblio, ho deciso di riprenderlo in mano, e vediamo quanto dura.

Ho sempre scritto in maniera molto discontinua. Chissà che queste pagine non mi obblighino a un lavoro più costante.

Tutto ciò che pubblico (salvo diversa indicazione) è farina del mio sacco e tutto è liberamente condivisibile e ripubblicabile, a patto di citare l’autore, non avere finalità commerciali e permettere di condividere il nuovo lavoro allo stesso modo, secondo quanto previsto dalla licenza Creative Commons 3.0.

Per qualsiasi comunicazione, mi si può contattare all’indirizzo camminante [at] inventati.org.

Nei prossimi giorni inizierà la pubblicazione vera e propria, dei testi vecchi come dei nuovi. Per ora, se vi va, date un’occhiata alle poche poesie già pubblicate, poi magari fate un salto di tanto in tanto in cerca di aggiornamenti…

Vi auguro sin d’ora una buona lettura!

Mario Badino

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Il fumo della grigliata

Fumo della grigliata,
sapiente di salsiccia arrotolata
che sfrigola al contatto della pietra,
tu compi l’alchimia quando ti levi
per l’aria sottile e quieta
che sa di primavera.

È consapevolezza
improvvisa, portata dalla brezza:
sei vivo, tutto è vivo,
comunicano i vasi
comunicanti; intorno i sentimenti
sembrano condivisi dalla volta
del cielo che ti copre,
dal tepore della giornata allegra,
dal piatto di plastica che fra poco
si riempirà per essere svuotato.

[Mario Badino]

>>> Ringrazio Jessica Alessi per aver “commentato” la poesia con un disegno, che pubblico qui sotto. Cliccate sull’immagine per ingrandirla.

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4 novembre

Armate le Forze armate, cui date
di costruttrici della pace il nome,
il volto, ma non il ruolo. Dall’alto
d’un bombardiere in volo ci osservate,
piccini come file di formiche,
sganciando sul nostro capo le bombe,
nel nome del diritto del comando,
brutto rovescio di democrazia.

[Mario Badino]

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