Mare

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Mare

La tomba del mitile ignoto, certo,
e la cavalcata del cavalluccio,
il duello del pesce con la spada,
trito, già visto, e il trito di gamberi,
il calamaro, la spigola lunga
in cerca di preda, la preda, l’alga,
il nascondiglio del polpo leonte,
spunta un tentacolo, visto! Chi conta?,
il pesce che surfa sull’onda, così,
come c’è chi passeggia, le anfore
anticoromane, navi perdute,
Nettuno perde le staffe, sirene
che sfrecciano insieme, coreografiche,
fiche, a cavallo di grandi delfini,
la nazionale di nuoto sincrono,
una chiazza di petrolio di troppo,
la casuccia di Bernardo Paguro,
e tutti i buchi son casa del granchio.

Immancabile, il bimbo sulla sabbia,
con la conchiglia accostata all’orecchio,
a mo’ di cellulare. Non lontano,
il poeta, perso nei suoi pensieri,
e tutto intento a dare un volto al mare,
a partire dal rumore dell’onda.

[Mario Badino – già l’altro giorno, e poi 28 gennaio 2014]

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