Orizzonte piatto

bivio

Avec ses sanglots longs, Verlaine è stato decisamente più bravo nell’evocare l’autunno…

Orizzonte piatto

C’è sole al sole, non si scappa,
è al buio che fa buio,
ma anche con il sole giallo
che disegni sul notes
la terra è fredda in questo autunno
appena cominciato.
Vedo la linea d’orizzonte
che il freddo spinge in basso,
e dove si perde la strada
immagino la brina,
magari gli animali in fuga,
pronti per il letargo.
Ad ogni cambio di stagione
la mente torna indietro
agli anni lunghi dell’infanzia:
ritrova la statale,
ritrova i capannoni caldi
di luce e di termosifone,
quando il mondo era buono,
quando c’era ancora speranza.
Vorrei spiegarti questo,
ma non so come farlo uscire;
ti dico molto poco.

[Mario Badino, 12 ottobre 2013 – prima giornata fredda d’autunno e prima neve in montagna]

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Alberi

bosco_moreno

Continua la collaborazione con il fotografo Moreno Vignolini. Per la quarta volta, tento di trasformare una sua foto in versi. Anche questa volta titolo – «Alberi» – l’ho aggiunto io, quindi va inteso più come titolo della poesia che della foto. Pubblico di seguito il testo. Moreno ha fatto altrettanto nella sua pagina Facebook, che potete visitare QUI.

Alberi

Affollamento di foresta,
alberi in fila per l’appello,
muti, con la criniera spoglia

Zampe di pachidermi oziosi
sprimacciano la paglia vecchia,
buona per piccoli giacigli

Lo sguardo indugia sopra i tronchi,
studia l’ipotesi di muro
che gli impedisce di passare

D’un tratto lo scenario s’apre:
il sottobosco acquista spazio
buono, di quiete e di ricordo

E finalmente m’incammino,
percorro in equilibrio dubbio
il filo tra lo spazio e il tempo,

fino a pulirmi dei pensieri

[Mario Badino, 6 ottobre 2013]

>>> Per ingrandire la foto, cliccateci sopra.

>>> QUI la foto e il testo della prima collaborazione.
>>> QUI la foto e il testo della seconda collaborazione.
>>> QUI la foto e il testo della terza collaborazione.

Moreno Vignolini è giornalista e fotografo. In Valle d’Aosta collabora con Aostasera.it, La Stampa ed è direttore del semestrale Rendez-Vous. Ha collaborato con mensili nazionali (Bell’Italia, Pleinair, Ottagono, Jesus…) e fa diverse altre cose. Crede che nell’osservazione di ciò che ci circonda quotidianamente si nasconda quella continua sorpresa, ricchezza dei semplici, capace di ridonare senso al cammino. Il suo è un esercizio cominciato da pochi anni con la consapevolezza che la strada da percorrere è ancora lunga. Intanto continua a scattare e a pubblicare qua e là le sue immagini, un po’ per gioco, un po’ per amor di condivisione. Si cresce sempre insieme, d’altronde, e comunque, come dice qualcuno, sa che la foto migliore è quella che scatterà “domani”.

Lo trovate su facebook – www.facebook.com/morenophotographer e nel sito http://www.moreno-photographer.com/.

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Rimedi inefficaci

Uno scherzo. Senza pretese. Ecco.

Rimedi inefficaci

Guarì l’alcolizzato con un taglio
del collo bianco, netto,
e la sua testa cadde dentro al cesto
pulito del bucato.

Partito il luminare per le ferie,
il corpo la raccolse
e lesto se la mise sotto il braccio.

Poi le accostò il boccale:
avidamente bevve il capo mozzo.

[Mario Badino, 27 settembre 2013]

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Mar Rosso (collaborazione foto-poesia con Teresa Raimondi)

acqua

Una nuova collaborazione foto-poesia. La fotografa è Teresa Raimondi, la cui pagina Flickr invito a visitare QUI.

Questa volta, l’immagine di Teresa mi ha portato un po’ lontano dal soggetto originale, una via di Dubrovnik. Il cuore o la mente mi hanno condotto in Palestina, a descrivere l’aspirazione degli “ultimi” per una vita normale, evocata tra esodi biblici e nuove prigionie.

Ciò che è venuto fuori lo pubblico qui sotto.

Mar Rosso

C’è ancora qualche vecchio che ricorda
(ma son rimasti in pochi)
quando si separarono le acque,
per cedere il passaggio
al popolo di Dio perseguitato.

Riporto dal mio notes.

Mi dicono che ai lati del cammino,
man mano che s’andava,
la luce naufragava dentro i flutti:
si alzarono muraglie,
protese come spugne d’acqua scura,
ad asciugare i cuori,
a togliere speranza di salvezza.
Pian piano, tuttavia,
la tenebrosa massa si alterava,
tanto che a metà strada
aveva assunto forma di palazzi,
lampioni e tavolini,
terrazze rumorose di locali,
un campanile, avanti,
come a mostrare il premio per chi crede:
una vita normale
dopo la sofferenza e i soprusi.

Mi dicono che il fondo
del mare, fatto strada per la fuga,
sembrava lastricato:
un velo di bagnato sulla pietra
come testimonianza
della perduta identità marina.
C’era la notte in cielo,
di certo l’ombra china sull’abisso,
ma tutto era sereno,
indizio di un possibile futuro
di pace e di agiatezza.
Mosè, poco più avanti, chiacchierava
con il suo vice, calmo,
l’ombrello aperto contro quel po’ d’acqua
che filtrava dal mare.

Salire sulla sabbia della spiaggia,
ormai dall’altra parte,
fu come veder sorgere il mattino.
Raccontano gli anziani,
commossi dietro agli occhi luccicanti,
di avere alzato al cielo
un canto di preghiera per il mondo,
perché nessuno viva
le pene di un’ingiusta prigionia.

Al bar, dopo un bicchiere,
è questo che raccontano i più vecchi,
quando domando loro
che cosa provino di fronte a Gaza
prigioniera, ferita,
o alla Cisgiordania fatta ghetto.

[Mario Badino, luglio-settembre 2013]

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E allora rilancio

semifinale_slamwood
Quel che devo fare è mettermi a scrivere un po’ di poesie nuove, così, invece di questi articoli, potrò tornare a pubblicare i versi. In ogni caso, ieri sera sono stato allo SlamWood, il secondo poetry slam valdostano, organizzato e presentato dal poeta e scrittore Simone Torino, al FerWood di Donnas (Aosta).

La serata è stata davvero bella (ma che commento originale!) sia per il contesto – il locale all’aperto – sia per la qualità dei testi letti, il pubblico attento, la musica dei Mo Bros, e chi più ne ha più ne metta.

Ho letto, se ricordo giusto, La Transiberiana, Sagoma ScuraE ci fu dato il suolo, Sirene e Equilibristi. La sorpresa è che sono arrivato in finale, qualificandomi terzo.

Ora, sarà l’atmosfera di ieri, sarà il buon risultato ottenuto, i complimenti ricevuti, la musica dei Mo Bros, la copia del libro venduta al banchetto, in ogni caso ho deciso di rilanciare: venerdì 20l’ho già annunciato – ci sarà il primo di tre appuntamenti durante i quali leggerò Cianfrusaglia nella natura, senza amplificazione né altro (info QUI); da lunedì 16, invece, conto di riattivare il Lampione della Poesia, iniziativa che si è decisamente persa durante l’estate.

Restate in contatto per gli aggiornamenti, anche se spero di riprendere quanto prima la pubblicazione di nuove poesie.

>>> La foto è tratta da Facebook, dal profilo del gruppo Mo Bros. Siccome quello raffigurato sono io, immagino non ci sia niente di male nell’utilizzarla.

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Venerdì 13: Slamwood!

slamwood

Fuori tempo massimo (o quasi) nuntio vobis gaudium magnum! Domani sera (o stasera, o ieri sera, ecc – a seconda di quando leggete), venerdì 13 settembre, in Località Cignas, 1, a Donnas (Aosta) sarò tra i partecipanti del secondo poetry slam valdostano, che si terrà al FerWood a partire dalle 21, con – assicura Simone Torino, organizzatore della serata – ricchi «premi e cotiòn».

A tutte e tutti il mio invito a essere presenti!

Lo SlamWood partecipa alla federazione nazionale slam e quindi ha un regolamento preciso: ogni partecipante leggerà poesie non superiori a 3 minuti (con penalità di 0,5 punti ogni 15 secondi in più), i testi devono essere stati scritti da chi li legge, i voti saranno dati da una giuria pubblica (dal pubblico), e andranno da un minimo di 0 a un massimo di 10. La giuria cambierà nel corso della serata. Non sono validi oggetti di scena, solo voce e foglio (o memoria; io foglio). L’iscrizione è gratuita.

Grande riserbo su ciò che leggerò domani sera (nel senso che sto cercando di creare suspence, ma non saranno solo testi contenuti in «Cianfrusaglia»). Ecco invece la lista dei 10 poeti partecipanti (in ordine alfabetico):

Arsenio Bravuomo (Torino)
Cecilia de Angelis (Novi Ligure)
Enrico Rao (Settimo Vittone)
Flavia Lombardi
Francesco Deiana (Torino)
Mario Badino (Aosta)
Nicola Salvini (Torino)
Rene’ Miri (Torino)
Sergio Garau (Torino)
Simona Pasquariello (Aosta)

>>> L’evento su Facebook.

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Perché la poesia

selva_3.jpg
Trasmetto questo messaggio “a reti unificate”, vale a dire sui blog mariobadino, ZiaPoe e Cianfrusaglia, perché trovo che abbia attinenza con gli argomenti trattati da tutti e tre.

Alcune persone mi hanno chiesto, soprattutto dopo l’uscita del libro, perché mi dedichi alla poesia e non, ad esempio, ai racconti o al romanzo.

C’è anche chi – avendo saputo dell’uscita di Cianfrusaglia, ma ignorando di che cosa si trattasse – pensava che avessi pubblicato le mie considerazioni sul mondo, come nel mio blog “storico”, mostrandosi poi stupito di ritrovarsi davanti un’antologia di poesie.

In realtà non vedo grande differenza tra un genere letterario e l’altro, non per quanto riguarda il contenuto, né tanto meno per quanto riguarda gli intenti. Ho già cercato di spiegare che, di fronte allo schifo attuale, l’economia e la politica diventano difficilmente raccontabili nei modi consueti, perché c’è il rischio di scoraggiarsi a fare la cronistoria di dell’enorme (e banale) saccheggio di risorse, di vite e diritti che stanno portando avanti, condotto con la forza di chi può, nel nome dell’ipocrisia più ostentata.

La poesia offre una via di fuga non dall’impegno, bensì dalla tentazione del disarmo. È un modo di continuare la lotta con altre armi, nella speranza che i versi parlino al cuore e si facciano «sentire» più degli articoli o dei saggi. Io non riesco a comprendere come sia possibile, di fronte a certi comportamenti, che non ci troviamo ancora sulle barricate, ma è un fatto che tendiamo ad accettare qualunque cosa non dico senza prendere le armi (che è cosa che di per sé non condivido), ma senza neppure smettere di votare le stesse persone e gli stessi partiti.

La poesia vuole suggerire ciò che fino a qualche anno fa sembravamo condividere in moltissimi: che – cioè – un altro mondo sia (ancora) possibile, e comunque necessario. In questo i versi funzionano meglio della prosa (quanto meno del saggio e dell’articolo) perché sono in grado di suscitare emozioni di un certo tipo in persone fra loro molto diverse per orientamento e “tifoseria” politica. Ciò che altrimenti sarebbe etichettato come «comunista», «idealista», «ingenuo», «sognatore» – o ideologicamente nemico delle proprie idee – nella poesia si mostra nella sua evidenza, così com’è.

Il meccanismo dell’appropriazione: di reddito, potere, diritti. Il malcostume. L’indifferenza. E naturalmente anche questioni che con la lotta non c’entrano nulla, ma che sono lo stesso importanti in quanto umane, dai sentimenti, alle aspirazioni, ai voli pindarici compiuti tutti i giorni per non pensare, come ho scritto altrove, «che il nostro è il volo breve e colorato / dei petali nel vento».

Un’arma potente, insomma, come più in generale la letteratura. E una sfida: provare a diffondere e a leggere i miei testi in un Paese che non legge e che non legge poesia. E una sfida in evoluzione perché, dopo i testi brevi raccolti in Cianfrusaglia, mi piacerebbe scrivere qualcosa di completamente diverso, e mi frulla per il capo un’idea della quale non farò assolutamente nulla – come spesso mi succede – ma che non sarebbe affatto male: dipingere l’affresco della generale corruzione in una nuova Commedia, a partire da quella di Dante: una «selva» abitata da personaggi squallidi, dei quali non si dovrebbe neppure «ragionare», ma sui quali i nostri media spargono il loro miele: uomini e donne capaci di condizionare la nostra vita, uomini e donne di potere, eppure – in fin dei conti – figure squallide e meschine, alle prese con le loro fissazioni e manie.

A questo, nei prossimi giorni, penso di iniziare a dedicarmi.

>>> Nell’immagine, opera del fotografo Dante Alighieri, il sole abbraccia per un istante un gruppo di alberi della «seva oscura».

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Barricate!

costa_militare
Il testo che segue non è un invito alla rivolta violenta (le palette e i rastrelli contro i carri armati, del resto, sarebbero strumenti di offesa solo per la retorica fasulla di certi media), m
a la considerazione che, a furia di subire, le persone – quantunque non organizzate – potrebbero finire per ritenere colma la misura.

I retori della pace sociale, della fine del conflitto (quelli cioè che negano la necessità di un conflitto tra chi ha troppo poco e chi troppo, anche per nascondere il fatto che il conflitto è oggi operato dall’alto verso il basso e non viceversa) avrebbero forse interesse più di altri a fermare la pericolosa caduta verso il fondo, verso quella soglia che non si può varcare senza conseguenze.

A noi converrebbe, invece, la rivoluzione: disarmata, spero, ma in ogni caso capace di abbattere questo sistema economico e la sua religione.

Barricate!

E  ci troviamo sulle barricate,
vigili, in attesa:
s’apre la buca sotto al carro armato,
la sabbia l’inghiotte.
Gridiamo d’esultanza, ha funzionato!
È giunto il momento
e, rapidi, lasciamo la catasta
d’ombrelloni e borse,
armati di paletta e di rastrello;
superiamo urlando
i materassini, i teli, le sdraio:
circondiamo il buco
nella sabbia. Da sotto, imprecazioni:
non s’aspettavano
il tranello – di più, gli sembra assurdo:
presi in imboscata
da semplici bagnanti col costume!
Eppure è logico,
e forse lo sentivano anche loro
che non ce n’era più,
che le mascalzonate del potere,
prima sopportate
per abitudine e pigrizia, adesso
erano cresciute
oltre misura, fino a scatenare
la rivoluzione,
scoppiata finalmente sulla spiaggia,
con la complicità
del mare troppo mosso per il bagno.

[Mario Badino 17-18 luglio 2013]

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La gomma

Poco più che un frammento.

La gomma

Mi siedo sulla panca nel giardino
e verso un altro sorso di ricordi,
cercando di afferrare quel qualcosa
che non è bene che sia cancellato.

[Mario Badino, 14-15 luglio 2013]

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Tento la fuga scalzo

camminante_2

Dai quattrocentoventicinquemila
pezzi di cianfrusaglia
che mi ingabbiano e mi offrono sostegno
tento la fuga scalzo:
la testa cerca il sonno, il corpo morde
e fermo non sta bene;
mi piacerebbe camminare giorni
solo, senza bagaglio,
dormire a terra dove crollo esausto
e poi riprender vita
e ripartire con il buon mattino.

[Mario Badino, qualche giorno fa]

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